
C’è tanta geografia nei discorsi sul Mediterraneo, com’è giusto che sia, dimenticando però che esiste anche come categoria del pensiero, come accezione plurale di una cultura plurimillenaria, fatta di influenze reciproche, apporti, contributi, scambi. Muove da questa prospettiva il libro curato da Antonio Cecere e Laura Paulizzi “Utopia e critica nel Mediterraneo”. Nelle pagine del volume, diversi studiosi e intellettuali dialogano del bacino mediterraneo, volto a far emergere un pensiero critico comune. Il Mediterraneo è ripensato come spazio e movimento di emancipazione, dove idee, linguaggi e simboli incontrandosi danno origine a una dimensione culturale rinnovata. A dare voce a un pensiero critico mediterraneo sono i contributi di Khadija Ben Hassine, Antonio Cecere, Giovanni Magrì, Halima Ouanada, Fania Oz-Salzberger e Laura Paulizzi. “Il Mediterraneo, com’è presentato in questo libro – si legge nell’introduzione – è da un lato un’utopia, ovvero la concezione generale di un buon-non-luogo come possibilità di trasformazione delle situazioni politico-sociali vigenti, dall’altro, una pratica dell’esistenza umana che si è fatta storia stratificandosi nel diritto delle nazioni, nell’identità delle persone apparentemente difformi tra luoghi e tempi”. Un Mediterraneo inteso, quindi, non come un mare che divide o generi confini, in una prospettiva chiara che si inserisce pienamente nel dibattito attuale: “Nella nostra visione del Mediterraneo l’utopia è la rappresentazione di un’immagine già altra rispetto al dibattito esistente, e una radicale posizione da chi in questo spazio non vede che collisione e opposizione”. Un volume prezioso che contribuisce a creare un nuovo lessico critico.
Antonio Cecere, Laura Paulizzi (curatori)
“Utopia e critica nel Mediterraneo”
Jouvence Editore
Pagg. 203 – euro 18