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FRAMMENTI DI UN DISCORSO INEDITO

Barthes è stato un fine indagatore di ogni aspetto della contemporaneità. I suoi saggi spaziano nei più disparati campi dello scibile. Eppure, il materiale editoriale a disposizione, in Italia, non è tantissimo. Ora la casa editrice L’Orma ha dato alle stampe una raccolta di scritti inediti del grande semiologo e critico letterario. È un variegato corpus di saggi sulla letteratura francese (Proust, Gide, Camus), unito a cronache di vita intima e quotidiana, studi sulle arti figurative e inclassificabili “pezzi d’occasione”. Spesso sono proprio questi ultimi, oltre i temi contingenti, a rappresentare dei veri e propri gioielli. Altre volte le riflessioni si concentrano sulle variazioni estetiche del nostro agire, sempre con uno sguardo capace sia di indagare la superficie e di andare poi oltre la stessa. Ne è un esempio la riflessione sulla scrittura: “Mi sono spesso chiesto perché mi piaccia scrivere (manualmente, intendo), al punto che in parecchie occasioni lo sforzo un po’ ingrato del lavoro intellettuale è riscattato ai miei occhi dal piacere di avere davanti a me (come se fossero gli strumenti di un artigiano) un bel foglio di carta e una buona penna. Mentre rifletto a quello che devo scrivere (come sto facendo in questo stesso momento), sento la mia mano agire, inclinarsi, scorrere, sollevarsi, affondare e, sovente, tra mite il gioco delle correzioni, cancellare, trasgredire le righe, ingrandire lo spazio sino ai margini, costruendo così, a partire da tratti minuti e in apparenza funzionali (le lettere), uno spazio che è in buona sostanza quello dell’arte: sono un artista, non perché raffiguro un oggetto, ma perché, più fondamentalmente, nella scrittura il mio corpo gode a tracciare, a incidere ritmicamente una superficie vergine (è vergine ciò che è infinitamente possibile)”. Ogni gesto, frammento, azione, accadimento è ri-letto in chiave estetica, come a sostenere una costante e omnicomprensiva estetica del quotidiano. Lo “scandalo” di stare al mondo, tra contraddizione e necessità, tra ordine e disordine, caos a armonia, trova in questi brevi saggi la sua espressione più sintetica. Ce ne sono di illuminanti, tutti hanno il pregio di lasciare almeno un pensiero, una frase, un concetto, nella memoria indelebile della lettura. Ne è un assaggio ideale, l’estratto dalle sue note sulla scrittura: “Mi sono spesso chiesto perché mi piaccia scrivere (manualmente, intendo), al punto che in parecchie occasioni lo sforzo un po’ ingrato del lavoro intellettuale è riscattato ai miei occhi dal piacere di avere davanti a me (come se fossero gli strumenti di un artigiano) un bel foglio di carta e una buona penna. Mentre rifletto a quello che devo scrivere (come sto facendo in questo stesso momento), sento la mia mano agire, inclinarsi, scorrere, sollevarsi, affondare e, sovente, tra mite il gioco delle correzioni, cancellare, trasgredire le righe, ingrandire lo spazio sino ai margini, costruendo così, a partire da tratti minuti e in apparenza funzionali (le lettere), uno spazio che è in buona sostanza quello dell’arte: sono un artista, non perché raffiguro un oggetto, ma perché, più fondamentalmente, nella scrittura il mio corpo gode a tracciare, a incidere ritmicamente una superficie vergine (è vergine ciò che è infinitamente possibile)”. Ogni testo, breve, fulminante o digressivo che sia è una perla, un concentrato di saggezza che va oltre l’aforisma e si colloca a metà tra il saggio essenziale e la notazione estetica. Il libro è una sorta di prezioso zibaldone barthesiano, ove troviamo in nuce il suo pensiero del mondo.

Roland Barthes
“Cos’è uno scandalo”. Scritti inediti 1933-1980
L’Orma editore
pagg. 224 – euro 20

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Pubblicato da Paolo Romano

Sudtirreno è il blog di informazione e cultura di Paolo Romano

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