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LA DIVINA CUCINA DEL SOMMO POETA

Una delle contraddizioni più dibattute dalla critica dantesca sta nel fatto che le anime della Divina Commedia sono morte, sono spiriti, ma soffrono, sentono, gustano, come se fossero vive e abitassero ancora nei loro corpi. Per questo, nelle tre Cantiche si parla spesso e volentieri di cibo. Alla luce di queste considerazioni, Bonatti costruisce un libro originale e – è il caso di dire – gustoso, un testo monografico che si concentra sul tema del cibo nel capolavoro dantesco. L’autore mette le mani avanti dicendo che non è un dantista e che il suo è soltanto un contributo alla conoscenza del grande universo dantesco, ma è proprio questo che risulta vincente, regalandoci pagine colte e leggere, scovando curiosità e particolari troppo specifici per poter interessare i grandi filologi ma che a ben vedere aprono finestre che nessuno aveva mai spalancato. I cibi poi  – tra colpa e redenzione – significano molto e non sono mai sterili concentrati di nutrimento. E’ proprio questo che distingue l’uomo dall’animale.  L’Alighieri, di certo a sua insaputa e forse suo malgrado, è stato da sempre un riferimento per gli amanti del gusto. Sarà che il cibo nella Commedia è un tema frequente, sarà che l’opera fa parte dell’immaginario collettivo, sarà che l’espressione “pan de’ li angeli” l’ha inventata lui. Eppure gli esempi sono infiniti: un Papa si gioca il Paradiso a causa del troppo amore per le anguille di Bolsena; a Malebolge i peccatori sono bolliti e infilzati come cotechini; la dieta mediterranea è una via sicura di salute, ma anche di salvezza dello spirito…Dopo Dante a piedi e volando, Marco Bonatti, appassionato esperto della Commedia, sceglie di immergere nuovamente le mani nell’infinito tesoro delle tre Cantiche per farne una “rilettura” enogastronomica. È infatti nella Commedia che Dante sfoga i suoi maggiori riferimenti al mangiare e al bere, nell’intento di convincerci che lui all’Inferno, in Purgatorio e poi in Paradiso, c’è stato davvero, e con il corpo. Per cui tutti e cinque i sensi sono chiamati in causa attraverso metafore e registri poetici che esprimono la “fisicità” dell’esperienza. Un viaggio curioso e raffinato fra tentazioni materiali e pietanze spirituali, perché come scrive Dante: «Ne la chiesa coi santi, e in taverna coi ghiottoni…». Il volume si chiude con un originale intervento e un menu dantesco di Matteo Baronetto, chef dello storico ristorante “Del Cambio” di Torino. Il libro di Bonatti intreccia saperi e i sapori, ricordandoci che non esiste nessun cibo che sia soltanto tale, ogni cosa che ingeriamo rappresenta anche un pezzo di cultura: ci nutriamo anche di simboli, immagini, significati, suggestioni estetiche.

 Marco Bonatti
“Dante a tavola”. Avventure del cibo e del gusto nella Commedia
Terra Santa edizioni
Pagg. 224 – euro 17

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Pubblicato da Paolo Romano

Sudtirreno è il blog di informazione e cultura di Paolo Romano

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