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UN PROF. PER STUDENTI CORSARI

Di Pasolini studente e professore si conosce poco. Eppure gli anni della formazione prima e dell’insegnamento poi rappresentarono per lo scrittore un’esperienza totale, creativa, ludica, appassionante. Questo libro piccolo e prezioso, documenta un arco temporale di quasi un ventennio, dal 1935 al 1954, con una geografia diversificata nell’Italia pasoliniana. Il ginnasio a Conegliano, a Cremona, a Reggio Emilia (con il trenino che ogni giorno lo portava da Scandiano a scuola); il liceo al Galvani di Bologna, la facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, gli incontri e le amicizie con Roberto Longhi, Serra, Leonetti, Roversi, Fabio e Silvana Mauri, Ardigò, Giovanna Bemporad. Pasolini non aspetto di terminare gli studi per offrire al mondo i suoi primi lavori letterari, di pari passo con gli anni della scuola si svilupparono i suoi esordi letterari e poetici, tra entusiasmi e delusioni, incoraggiamenti e bocciature. Nel libro di Aliberti e Villa, lo studente e l’insegnante Pasolini si incontrano sul terreno comune della conoscenza, in un giovane scrittore sempre curioso e pronto a creare entusiasmo intorno a sé. Dalla piccola scuola di Versuta all’insegnamento alle medie di Valvasone, fino all’esperienza totale di docenza nella periferia romana con la scuola di  Ciampino (dove ebbe tra i suoi allievi Vincenzo Cerami). Qui il prof. Pasolini è già corsaro, seduti tra i banchi di un aula ci sono i suoi futuri ragazzi di vita, non conoscono ancora la vita violenta che li attende. Per la sua docenza di Ciampino, Pasolini fitta una piccola casa a Rebibbia. Scrive Pasolini ricordando quegli anni: “Abitammo in una casa senza tetto e senza intonaco, una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino ad un carcere. C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude d’inverno. Ma era l’Italia, l’Italia nuda e formicolante, coi suoi ragazzi, le sue donne, i suoi odori di gelsomini e povere minestre, i tramonti sui campi dell’Aniene, i mucchi di spazzature, e, quanto a me, i miei sogni integri di poesia”. Per spostarsi dalla sua abitazione di Rebibbia a Ciampino, doveva percorrere un lungo viaggio mattutino, ricordano i curatori del volume: “l’autobus delle sette, alla garitta del carcere, fino a Portonaccio, poi un altro autobus fino a Termini e da qui il trenino fino a Ciampino. Erano viaggi lunghi in cui però Pier Paolo poteva pensare, scrivere, riflettere”. Nasceranno da questi pensieri viaggiati le stesse poesia di “Le ceneri di Gramsci”. È felice il Pasolini pendolare, nelle sue traversate quotidiane si incontrano il frenetico pullulare della vita popolare e quello altrettanto dinamico dei suoi pensieri: “io, felice, disperato, ogni mattina affrontavo il lungo viaggio che si concludeva a pomeriggio avanzato sotto il sole che ormai cominciava a declinare sulle infinite, tremende periferie. Ma pensavo. La mia consolazione era pensare. Pensare ora la mia ricchezza e il mio privilegio”. Una ricchezza e un privilegio da recuperare.

Francesco Aliberti – Roberto Villa
“Pasolini a scuola” – formazione e impegno civile 1953-1954
Compagnia Editoriale Aliberti
Pagg. 118 – euro 12.90

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Pubblicato da Paolo Romano

Sudtirreno è il blog di informazione e cultura di Paolo Romano

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