ARCIPELAGHI COME LABIRINTI DELLA MENTE

Ci si avvicina per gradi a questo libro, come un navigatore che avvista qualcosa dalla prua ma non sa ancora bene di quale terra si tratti, se di un isola o un continente, di una costa bassa o un promontorio coperto dalla nebbia marina. Il primo step è rappresentato dalla citazione in epigrafe che fornisce qualche indizio di visionarietà incipiente che alletta il lettore: “Isolachenoncè: sorge spontaneamente nei disegni dei bambini e negli schizzi dei navigatori. Conosciuta anche come Protoisola o Isola Senza Nome. Condivide le caratteristiche di tutte le altre terre emerse. Vederla produce stupore: è un fugace abbaglio marino”. A seguire, anche l’indice appare come mutuato da un atlante immaginifico, portando a nozze il reale e il fantastico. Il prologo alle due edizioni e la nota dell’editore sono altrettanti testi nel contesto, notazioni per una geografia più celeste che terrestre, paradigmi di un possibile turismo mentale. I tanti neologismi geografici (a cominciare dal titolo) sconfinano nel confine incerto tra letteratura e mitologia, nei territori che volentieri si prova a raggiungere senza approdarvi mai, poiché sfuggenti, irreperibili, fatti per fluttuare nel magma azzurro del mare universale: “In questo ‘Islario’ – si legge nell’introduzione –  sopravvivono isole che non esistono più, isole mai esistite e qualcun’altra che, a rigor di termini, non si può neanche chiamare isola. Incerti del mestiere, che ci rafforzano nella decisione di fare della geografia un’arte eterodossa e nella convinzione che in questa miscela insulare non debbano mancare speculazioni e congetture”. Nell’inventario geografico-esistenziale, le isole rispondono a un appello molteplice e multiforme, si formano e si conformano all’immaginario di ciascuno, pur rimanendo fedeli alla topografia che le nutre. Così, si legge ancora nel capitolo introduttivo: “L’isola più affascinante è l’isola deserta. Isole disabitate, renitenti al contatto con gli esseri umani, che possono servire

più da cartolina che da focolare. Isole magiche, immuni dalla rapina delle urbanizzazioni, gelose delle loro coste inespugnabili, guardiane della loro fosca aridità, dei loro venti insopportabili, della loro scarsità di terra e di occasioni. Le coste argentine abbondano di isole sconosciute, da sempre separate dagli esseri umani e sempre attente a dissuaderli dalle loro pretese”. Un capitolo del libro l’abbiamo dedicato al bestiario degli animali d’acqua, ovviamente ci sono navi, relitti, naufragi, tempeste, il tutto impastato in una materia densa e altamente infiammabile. Lo si leggerà fermandosi per troppo dilagare della fantasia, ci si riposerà su scogli che non stanno né in cielo né in terra. Un libro da concedersi a fine serata, come approdo sicuro e periglioso per la notte che avanza, un volume unico e meraviglioso da ancorare al comodino.

Salvador Gargiulo, Alejandro Winograd, Gonzalo Monterroso, Alberto Munoz
“Islario fantastico argentino”
traduzione di Marino Magliani
Tarka edizioni
Pagg. 352 – euro 26.00

Pubblicato da Paolo Romano

Sudtirreno è il blog di informazione e cultura di Paolo Romano

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